Stando ad una classifica stilata da “the Observatory of Economic Complexity“, l’Italia è il principale esportatore a livello mondiale di pasta occupando il 30% del mercato, con un fatturato di 2.6 miliardi di dollari.
Il primi importatori al mondo sono invece gli Stati Uniti, che importano il 10% di tutta la pasta prodotta.
Gli Stati Uniti sono sempre tra i maggiori importatori dei principali prodotti a livello mondiale ed è quindi nel loro interesse far si che produttori di qualità, come quelli italiani, investano nel loro mercato.
Soprattutto negli ultimi anni, il consumatore medio americano, nella scelta dei prodotti, mette al primo posto la qualità, insieme alla certezza che prodotti (soprattutto agroalimentari) provenienti dall’Italia garantiscono gusto e sicurezza.
Esportare pasta negli Stati Uniti
Una confezione di pasta su tre negli Stati Uniti è prodotta in Italia. Nei prossimi cinque anni si prevede che il mercato della pasta negli Stati Uniti registrerà nuove performance positive, con una crescita del 3,7%. La quota delle vendite relative alla pasta italiana è quindi destinata a crescere ulteriormente. Oggi, gli Stati Uniti, secondo gli ultimi dati diffusi da Ismea, sono uno dei mercati di riferimento per la pasta made in Italy, con una quota del 12% di tutte le vendite di pasta italiana all’estero.
Come esportare pasta negli Stati Uniti
Come per tutti i prodotti agroalimentari che un produttore italiano vuole esportare negli Stati Uniti, è necessaria la registrazione ad FDA.
Infatti, dal 12 dicembre 2013 tutte le aziende, anche straniere, che producono, trattano, confezionano e detengono alimenti destinati al consumo da parte di persone o animali negli USA devono registrarsi presso la Food and Drug Administration (FDA), l’agenzia governativa degli Stati Uniti incaricata di emanare le norme che regolano la vendita dei prodotti alimentari sul territorio americano, e notificare ogni spedizione effettuata negli Stati Uniti, per ottenere il cosiddetto “numero FDA”. Il mancato rispetto di tali regole può portare a conseguenze pesanti, tra cui l’interdizione per l’azienda di esportare prodotti negli Stati Uniti: si viene inseriti nella cosiddetta Black List.
Etichettatura e tabelle nutrizionali
L’etichettatura degli alimenti è richiesta per la maggior parte degli alimenti confezionati, come pasta, pane, cereali, cibi in scatola e surgelati, snack, dessert, bevande. Deve contenere l’identità della merce, il peso netto, gli ingredienti, il nome e l’indirizzo del produttore e dell’importatore.
La tabella dei valori nutrizionali (Nutrition Labels) sta assumendo sempre maggiore importanza per evidenziare la presenza di elementi nutritivi benefici e dannosi all’interno dei prodotti, con aggiornamenti effettuati dall’FDA per garantire ai consumatori l’accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per prendere decisioni informate sugli alimenti che mangiano.
La FDA richiede che tali informazioni siano contenute in un riquadro con cornice di colore nero o altro colore stampato su sfondo bianco e stabilisce le misure precise che dovrà avere il dettaglio rispetto alla superficie totale dell’involucro che contiene il prodotto alimentare.
Attenzione ai prodotti particolari!
La pasta rientra in un insieme di prodotti il cui trattamento deve essere diversificato. Tra questi prodotti vi sono insaccati, carne, latte, ortofrutta e formaggi.
Per l’esportazione della pasta in particolare, occorre considerare che in alcuni Stati USA, come la California, il Connecticut, la Florida e l’Oregon è obbligatorio arricchire il prodotto con vitamine.
Nuovo regolamento sul controllo preventivo
Le recenti norme introdotte dal Food Safety Modernization Act (FSMA) prevedono nuovi obblighi per le imprese che esportano negli Stati Uniti prodotti come la pasta e rafforzano i controlli sugli alimenti da parte della FDA. Da settembre 2016, per commercializzare prodotti alimentari trasformati nel mercato statunitense, tutte le aziende registrate alla FDA (tra cui un numero sempre maggiore di investitori italiani), dovranno adeguarsi alle novità legislative nel caso in cui esportino in USA, che obbligano tutti gli operatori del settore alimentare che producono prodotti destinati al mercato statunitense ad adottare un sistema di gestione della sicurezza alimentare rispondente a Preventive controls e Standards for produce safety. (https://www.fda.gov/food/food-safety-modernization-act-fsma/fsma-final-rule-produce-safety)
I Preventive Controls for Human Food prevedono che l’azienda adotti un sistema di procedure di controllo preventivo, basate sull’analisi del rischio, H.A.R.P.C. – Hazard Analisys and Risk Based Preventive Controls – che dovranno andare ad integrare il Piano H.A.C.C.P. Per gestire queste procedure l’azienda dovrà formare un Preventive Controls Qualified Individual (PCQI) tramite un corso di 3 giorni tenuto da un Lead Instructor qualificato dalla FSPCA (Food Safety Preventive Controls Alliance). Ad ogni attestato corrisponderà un codice identificativo del PCQI, tale figura può essere anche un consulente esterno qualificato designato dall’ azienda, il cosiddetto “FDA Agent”.