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Esportare olio d’oliva negli Stati Uniti

Il consumo di olio d’oliva è dagli anni ’90 aumentato esponenzialmente e il valore delle esportazioni è aumentato dell’84%.

Il consumo di olio d’oliva è dagli anni ’90 aumentato esponenzialmente e il valore delle esportazioni è aumentato dell’84%.

L’Italia è dopo la Spagna il maggiore esportatore di olio a livello mondiale (35%). Se l’esportazione è particolarmente concentrata nei pochi stati che ne vantano una grossa produzione (come i due citati prima e la Turchia), l’importazione è invece maggiormente distribuita. Tra i maggiori importatori a livello mondiale ci son gli Stati Uniti. Il 98% di olio d’oliva sul suolo statunitense, infatti, è  importato. In questa percentuale rientra per la maggior parte olio esportato dall’Italia.

In mercati molto complessi come quello dell’olio d’oliva gli USA favoriscono gli investimenti esteri e i loro operatori stranieri (esportatori negli Stati Uniti) e gli riservano un trattamento assolutamente non discriminatorio rispetto agli operatori locali.

Prima di investire sugli Stati Uniti e pensare di aprire un’eventuale filiale o società, è necessario conoscere a fondo le norme doganali, di protezione delle frontiere e sulla gestione degli alimenti importati.

Come esportare olio d’oliva negli Stati Uniti

 

ENTI REGOLATORI E NORME DOGANALI

FDA

Il primo ente americano con cui ci si imbatte nell’esportazione di alimentari negli Stati Uniti è l’FDA (Food and Drug Administration).
In sostanza questo ente si occupa di assicurare ai consumatori americani che gli alimenti a loro destinati siano salubri, sicuri ed igienici. (Più info sull’FDA qui: Registrazione FDA, cos’è e a cosa serve)

INGRESSO NEL MERCATO

L’FDA non richiede procedure speciali per l’import di olio d’oliva negli stati uniti, ma è necessario avere una struttura operativa in loco o avvalersi di un importatore in possesso del Federal Basic Importer’s Permit.
Esportare negli stati uniti è un processo che deve essere preceduto da una pianificazione data la complessità del mercato statunitense, soprattutto per ciò che concerne l’olio d’oliva.

Una valida possibilità consiste nella partecipazione a fiere di settore. In questi eventi è possibile far conoscere il proprio prodotto, trovare potenziali clienti ma soprattutto individuare i competitor che, come accennato prima, nel commercio di olio di oliva sono per lo più esportatori. Un esempio è l’incontro annuale degli associati COOC (California Olive Oil Council).

Importare tramite grandi distributori di agroalimentari è una strategia vincente, va però specificato che negli ultimi anni il consumatore statunitense preferisce una garanzia per quando riguarda la presenza sul territorio dall’azienda produttrice, cioè con una struttura che permetta stoccaggio della merce, gestione dei resi e vicinanza al consumatore.

La regolamentazione e le normative sulle tasse e sulla sicurezza sono particolarmente complesse, l’esportatore potrebbe quindi fare affidamento a un agente doganale, la figura di riferimento per le aziende che vogliono liberarsi dell’ostacolo della burocrazia del CBP (Customs and Border Protection), concentrandosi sulla produzione del proprio prodotto.

È necessario dotarsi di un sito internet che offra anche un sistema di e-commerce per facilitare l’acquisto da parte dei vari importatori.
Una possibilità da non sottovalutare è aprire una struttura come una filiale negli stati uniti. Aprire una società negli stati uniti è un processo molto più veloce e meno dispendioso che in Italia. Come accennato prima la vicinanza al consumatore americano è un fattore da tenere in considerazione. Una società aperta negli USA permette di usufruire dei finanziamenti offerti dalle banche americane.

DOCUMENTAZIONE NECESSARIA ED ETICHETTATURA

Il CBP gestisce le operazioni doganali, che prevedono:

  • Fattura (invoice): oltre che a una descrizione dettagliata del prodotto, identifica prezzo, compratore, venditore e paese di origine.
  • Certificato di Origine e supporto delle dichiarazioni tariffarie, rilasciato dalla CCIAA.

Alla dogana devono essere presentati altri documenti, come la Dichiarazione Doganale, il Certificato di Esportazione (serve nel caso di prodotti soggetti a regolazione comunitaria dei mercati, come l’olio d’oliva) e i vari Documenti di Trasporto (bill of lading, packing list, insurance policy)

L’FDA impone delle regole per quanto riguarda le etichettature dei prodotti. L’etichetta principale deve deve contenere il nome del prodotto, la quantità netta in unità metriche e USA ed infine il brand commerciale. Il paese di origine è obbligatorio.
Nell’etichetta secondaria deve essere riportato il nome e l’indirizzo del produttore, confezionatore estero o distributore statunitense e lista degli ingredienti. Specificatamente nel caso dell’olio, vanno indicati eventuali aromatizzanti o erbe o altri ingredienti. Tra le varie informazioni devono infine essere riportati i valori nutrizionali e il codice a barre. I prodotti importati devono riportare il nome e l’indirizzo dell’importatore.

ACCORDI COMMERCIALI DAZI E TASSE

L’olio d’oliva paga il dazio dei MFN (Most Favoured Nation). Al dazio si aggiungono poi altre due piccole tasse: Merchandise Processing Fees (MPF) pari allo 0,35% circa del valore totale del carico, con un minimo di 25 $ e un massimo di 485 $ e l’Harbor Maintenance Fees (HMF) pari allo 0, 13 % del valore totale del carico per le spedizioni via mare.

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