Gli Stati Uniti d’America sono un mercato da sempre affascinato dai prodotti made in Italy. Ai primi posti troviamo ovviamente l’export di prodotti agroalimentari e della moda, ma in realtà tutto ciò che è italiano, nell’immaginario collettivo americano, è associato ad un qualcosa di sicura qualità. Esportare negli Stati Uniti è quindi un business che se ben preparato, può portare al successo.
Come Esportare negli Stati Uniti
Gli Stati Uniti rappresentano uno dei mercati di sbocco più importanti per l’export italiano. Il 2017 ha chiuso con un incremento delle esportazioni verso gli USA che si sono attestate sui 49,96 miliardi di dollari, contro i circa 44 del 2016. Ecco dunque che esportare in USA significa investire su un mercato fortemente interessato al prodotto italiano.
Di contro, entrare nel mercato statunitense non è una cosa semplicissima e per farlo, è necessario avere una strategia ben studiata e rispettare tutta una serie di procedure. Vediamo allora come esportare negli Stati Uniti.
L’Analisi del mercato USA
Innanzi tutto va fatta un’analisi del mercato americano, un mercato complesso che vede ben 50 stati ognuno con le sue normative e una cultura propria. Se si volesse fare una sintesi delle criticità a cui deve far fronte un’azienda italiana che vuole esportare in negli Stati Uniti “improvvisando”, potremo riassumerle nei seguenti punti:
- mercato molto vasto
- nessuna conoscenza dei competitor
- difficoltà di approccio al mercato
- conoscenza insufficiente dei sistemi logistici e di trasporto
- mancata presenza diretta sul territorio
- nessuna o scarsa conoscenza dei possibili partner commerciali
- scarsa conoscenza delle procedure di sdoganamento delle merci
- assenza o predisposizione errata di un piano di ingresso sui mercati USA
Queste le principali difficoltà che si possono incontrare, criticità che se non tutte perfettamente superate, incideranno fortemente in negativo.
Portare il prodotto negli Stati Uniti
Esportare in USA è un processo che viene preceduto da un piano d’ingresso studiato ad hoc, a seconda dello stato di riferimento, del tipo di prodotto venduto e dell’analisi del possibile gradimento da parte dei consumatori americani.
Inoltre è necessario creare la propria rete di vendita, individuando anche gli eventuali canali di distribuzione.
La partecipazione a fiere di settore potrebbe essere un’ottima occasione per portare e presentare i propri prodotti negli USA. Rappresentano anche il luogo dove poter incontrare potenziali clienti, operatori specializzati e conoscere quelli che saranno i competitor.
La distribuzione sul mercato avviene poi tramite gli importatori e i distributori. Questi devono innanzi tutto essere convinti della “bontà” del prodotto e allo stesso tempo preferiscono società che hanno un punto di stoccaggio sul suolo americano. Meglio ancora se possono avere a che fare su una società o filiale registrata negli Stati Uniti, garanzia questa, di poter fare affari con aziende regolamentate dalle normative USA.
Nel proseguire la catena, troviamo la necessità di avere un agente di vendita americano, incaricato di proporre i prodotti ai distributori. In Usa possiamo trovare due figure simili ma differenti: l’agente classico, quello che riceve il mandato e lavora per la società, ed il broker, che invece negozia il prezzo del prodotto per poterlo vendere ai distributori. Anche qui, è consigliabile affidarsi ad un agente cittadino americano.
Altra cosa importante è dotarsi si un sito internet con dominio statunitense e magari poter organizzare un sistema di vendita online, canale sempre più preferito dai consumatori americani.
Già accennata ma non evidenziata, la possibilità di avere una presenza fisica negli Stati Uniti. Si può aprire una società in America abbastanza celermente e a costi sensibilmente minori rispetto all’Italia. Avere una società, o per lo meno una filiale in USA, oltre ad una maggiore credibilità da parte degli importatori, spalanca le porta anche alla possibilità di usufruire dei finanziamenti da parte delle banche americane.
Lo Sdoganamento delle merci negli Stati Uniti
Quando si esporta negli Stati Uniti, è necessario presentare alcuni documenti, entro 15 giorni dall’arrivo della merce, per permettere il rilascio degli stessi alla dogana e per ilo calcolo dei dazi doganali USA.
I documenti devono essere inviati tramite l’ABI (Automated Broker Interface) e comprendono:
- Dichiarazione doganale
- Dichiarazione giustificativa di diritto all’ingresso
- Fattura Commerciale o pro forma redatta in lingua inglese
- Bolla di accompagnamento
- Polizza di carico e lettera di veicolo rilasciata dal corriere
- Eventuali licenze necessarie per l’esportazione in USA di determinati tipi di prodotti (es. prodotti caseari)
Una volta inoltrata questa documentazione la merce può sbarcare negli Stati Uniti. A questo punto l’importatore deve procedere al pagamento dei dazi e presentare una documentazione che comprende:
- documento di importazione
- registrazione riassuntiva
- eventuali altri documenti atti ad accertare che tutti i requisiti richiesti dalle leggi americane siano soddisfatti
In questo caso la merce viene collocata in un magazzino a spese dell’importatore. In più si solleva la dogana USA da responsabilità nel caso in cui durante il periodo di immagazzinaggio la merce subisse danni, furti, deperimento o altro che la rendesse totalmente o parzialmente inservibile. Se poi entro 6 mesi il tutto non venisse regolarizzato, la merce può essere distrutta o venduta all’asta.
I Dazi doganali USA
Le merci introdotte negli Stati Uniti sono soggette a dazi doganali. Per calcolarli, esiste una tabella sull’Harmonized Tariff Schedule, in cui a seconda della tipologia di beni, corrisponde una percentuale per il calcolo del dazio. Non tutti i tipi di merce sono soggetti ai dazi, così come questi possono essere diversi in base allo stato di provenienza.
Se la propria merce non rientra in nessuna tabella dell’Harmonized Tariff Schedule è possibile contattare l’US Customs Service per presentare una documentazione dettagliata dei beni, un campione con relativa scheda tecnica, il costo, i materiali impiegati per la sua produzione (esprimendo anche le percentuali della loro presenza nel prodotto), la destinazione d’uso ed eventuali indicazioni che aiutino l’ente a classificarlo.
Altri tipi di dazi a cui potrebbe essere sottoposta la merce sono quelli antidumping e compensativi, imposti dall’International Trade Commission (ITC), che servono a compensare il prezzo del prodotto sul mercato al fine di garantire un trattamento equo tra gli importatori e le industrie statunitensi.
Indicazione del paese di origine
Generalmente, a parte alcuni casi particolari, non occorre presentare un certificato di origine per lo sdoganamento della merce. È però necessario marchiare il prodotto in maniera chiara, visibile, indelebile e permanente con i classico “made in…” (tassativamente in inglese). In particolare non è possibile marcare il prodotto con un generico “Made in EU” ma è necessario indicare la nazione specifica dove è stato prodotto (per esempio Made in Italy).
Classificazione e Valore della merce
Ai fini dell’esportazione in America è bene sapere che viene richiesta la classificazione e la valorizzazione della merce. L’importatore deve dichiarare l’esatta classificazione ed il valore del prodotto classificato, nella dichiarazione doganale. Inesattezze o omissioni possono comportare sanzioni onerose con eventuali penali, oltreché il pagamento degli interessi sulla differenza non pagata del dazio.
Da evidenziare il fatto che i doganieri statunitensi hanno la facoltà di stabilire il valore dei prodotti nel caso in cui rilevino inesattezze o incongruenze nella dichiarazione del valore presentata dall’importatore. Per questo è consigliabile rivolgersi a società di consulenza specializzate che possono contare su spedizionieri accreditati con specifiche competenze e legali esperti in materia, onde evitare di incappare in errori nello stabilire il valore da dichiarare in dogana.
I prodotti Alimentari
Un discorso a parte merita l’esportazione in USA di prodotti alimentari.
Gli Stati Uniti richiedono che i prodotti alimentari vengano sottoposti ad una accurata etichettatura che riporti delle indicazioni, espresse in pollici e libbre, circa il prodotto e la sua composizione. Nell’etichetta deve essere riportato il paese di origine (può essere anche quello di assemblaggio finale) ed una tabella con i valori nutrizionali. Il tutto è regolamentato tramite il Fair Packaging and Labelling Act.
In caso di mancata o errata etichettatura, la dogana può rifiutare l’importazione o procedere ad un sequestro con successiva distruzione.
Per quanto riguarda i prodotti alimentari, l’importazione viene regolamentata tramite la Food and Drug Administration (FDA). Tutti i prodotti alimentari, ad eccezione del pollame e della maggior parte delle carni, sono soggetti all’esame della FDA. Gli alimenti non devono nuocere alla salute a alla sicurezza dei consumatori, prodotti in condizioni igieniche appropriate e per il confezionamento devono essere utilizzati materiali che non contengono sostanze velenose o nocive. Inoltre i prodotti devono riportare etichette informative e veritiere in lingua inglese.
I Costi fissi per esportare in USA
Vi sono dei costi fissi che le aziende devono sostenere per esportare negli Stati Uniti. A parte le spese per il trasporto dall’Italia agli USA, che possono variare in base al mezzo utilizzato, alla società che se ne occupa e altri fattori specifici dei vari tipi di merce, troviamo anche delle spese fisse quali bolli, spese di segreteria, assicurazione e per l’espletazione delle pratiche. Nulla di particolarmente rilevante in realtà. Il totale può arrivare a 200/300 dollari circa, a cui vanno aggiunte una percentuale dello 0,65% sul valore della merce (single entry bond) e quello dell’assicurazione.
Le informazioni fornite in questa pagina possono essere approfondite contattando Export America Group, società di consulenza specializzata nelle esportazioni in USA.